Sandro Vitali

26.08.2016 11:56 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Jacopo Duranti/Tuttolegapro.com
Sandro Vitali

Ho letto un necrologio di Guido Borghi per la morte di Sandro Vitali che mi ha fatto un grande piacere. L'ex Presidente del Varese ha ricordato con belle parole il suo D.S. e l'amico di tante vittorie. Sì, perché Sandro ha gestito la società dell'Ing. Borghi, o se preferite del Sig. Ignis, e del figlio Guido come meglio non si poteva. Non so quanti calciatori siano stati venduti in quegli anni a prezzi d'affezione. Quando ho avuto il piacere di conoscerlo, glielo ricordavo. Saranno stati millanta, ma quelli veri erano quattro: Anastasi, Gentile, Morini e Bettega, allora in comproprietà con la Juventus. Eppure il Varese incassava cifre fuori da ogni logica da calciatori che non avevano pressione alcuna, vivevano in una società modello, in una città a misura d'uomo, seguiti da una stampa amica e, cosa ancor più importante, in uno spogliatoio dove non poteva non regnare l'armonia.

Sandro Vitali era stato un buon calciatore. Nel '54, a vent'anni, dal Villasanta era passato al Milan, poi all'Alessandria, al Napoli e ancora all'Alessandria, dove, se non vado errato, chiuse la carriera con la fascia di capitano. Se sul campo si era fatto apprezzare per la tecnica sopraffina, da D.S. è stato uno dei migliori. Varese, Milan, Como e ancora Milan, come responsabile del settore giovanile, le sue tappe. Nel calcio c'è una legge che vuole esista particolare stima tra quelli che ne capiscono. Per gli altri ci sarà rispetto, ma non la stessa considerazione. E Sandro è stato certamente il migliore nelle società in cui ha lavorato. Intelligente e furbo, era permaloso come pochi. Avevamo un ottimo rapporto, ma non condivideva il mio modo di agire. Quando gli dicevo che in una società si doveva stare massimo tre anni, altrimenti si perdevano motivazioni, non era d'accordo, perché lasciavo nel momento del raccolto. A posteriori sono a dargli ragione.

Da lui ho fatto acquistare al Como Galia e Mannini per la Sampdoria. Avevo lasciato i blucerchiati, ma con il Presidente Mantovani ero sempre in contatto. Così, quando Luzzara e Mondonico chiesero il suo aiuto per trovare un club che acquistasse Vialli e lo lasciasse ancora un anno a Cremona, immediatamente mi telefonò. Era giovedì. Mantovani si trovava in vacanza, come al solito, a Cape d'Antibes. Il sabato Luzzara chiuse in Costa Azzurra la trattativa e instaurò un rapporto ancor più stretto di quello che aveva con la Juventus. Ricordo che nell''85, quando ero alla Fiorentina, non volle cedere Borgonovo, reduce da un ottimo campionato in prestito alla Sambenedettese, dove aveva segnato 13 gol dei quali, particolare da non trascurare, 7 in trasferta. Non ci fu trattativa. Il Como era in largo attivo e già pronto, con Borgonovo e Corneliusson punte. Quando, nel febbraio successivo, tornai alla carica e chiudemmo sulla parola l'operazione in un ristorante di Melegnano alla presenza dei Presidenti, Gattei e Ranieri Pontello, mi giocò un tiro mancino. Infatti il giorno dopo una breve sulla Gazzetta dello Sport recitava: "Borgonovo alla Fiorentina". Sapevo che il Milan era sempre nel suo cuore e che per Stefano voleva il rossonero. Puntualmente si verificò. Subii la prima sconfitta ed ebbi la conferma, ove ce ne fosse stato bisogno, che se esce una notizia sono guai.

Ricordo ancora quando ci incontravamo con Moggi al quale, scherzando ma non troppo, dicevo di andare da Sandro ad imparare qualcosa sul calcio. Luciano non si scomponeva, ma aggiungeva di non andarlo a raccontare.  

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