Mourinho e Sarri

04.10.2021 09:54 di  Claudio Nassi   vedi letture
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Mourinho e Sarri

Rivedo il derby Lazio - Roma e non riesco a dimenticare sostituzioni che fanno sobbalzare sulla poltrona. Al 77' Mourinho chiama in panchina Zaniolo, quando 8' prima causa il rigore che riporta in partita i giallorossi. Fabio Bianchi scrive: "Eccolo, finalmente, il calciatore che stavamo aspettando. Una serie di strappi impressionanti, un palo, altre sassate, pure di destro, e il rigore procurato. Voto 7,5. Il migliore". Perché toglierlo? Perché stanco? Ma uno di sana e robusta costituzione, di vent'anni o poco più, che sta giocando alla grande e, per di più, determina, non deve uscire. La sola presenza mette paura all'avversario. Non ce la faceva a continuare per 13', quando doveva rimanere anche con un braccio al collo? Non viene da pensare che sia l'allenatore a vincere le partite?

Detto questo, passo alla Lazio e vedo ancora una volta Immobile giocare alla grande, al contrario di quando veste la maglia della Nazionale. Nella pagella, voto 7, leggo: "Non segna, ma stravince il duello a distanza con Abraham. Si trasforma da goleador in mister assist. Così Pedro e Felipe ringraziano". E' talmente in palla che toglierlo all'89' per Muriqi fa sobbalzare. La partita è ancora da giocare. Qualcuno può pensare di aver già vinto. Per 5' o 6' si può resistere. Anche infortunati. Siamo ancora di fronte a chi crede di vincere le partite, dimenticando gli interpreti. So bene che Sarri pretende siano i calciatori ad adattarsi al suo 4-3-3, quando dovrebbe essere il contrario. Purtroppo una moda ha fatto dell'allenatore un personaggio strapagato, anche se non fa gol né assist.

Un terzo allenatore, invece, diverte per le sue convinzioni e un passato che, pur conosciuto da altri, non è noto a chi l'ha vissuto. Come diceva Jerry Krause, G.M. dei Chicago Bulls: "Non ho mai visto un fantino trasportare il cavallo oltre il traguardo, ma i piccoli aggiustamenti e le correzioni sono importanti". Ma fermiamoci lì. Quando leggo che in Champions si vince solo divertendo, viene da ridere. Basterebbe rivedere l'ultima finale Chelsea - Manchester City e accorgersi che Tuchel uccella Guardiola in contropiede. E la Juventus di Allegri, in emergenza, non batte Tuchel nello stesso modo? E' proprio vero, come scrive il nostro, che non c'è più sordo di chi non vuol sentire. Eppure negli USA insegnano che non conta vincere, ma solo vincere. 

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