L'Europa ha perso la centralità

02.01.2017 11:05 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
L'Europa ha perso la centralità

Quando è scoppiato il terremoto a fine 2015 e membri della FIFA e della CONCACAF sono stati presi con le mani nel sacco, non pochi hanno cercato di capire chi aveva scoperchiato la pentola. Nella ridda di ipotesi, Stazione di Sosta notava che, al primo scrutinio per la Presidenza della FIFA, Infantino era in vantaggio di tre voti, 88 a 85, ma al secondo un intervento del Presidente statunitense Sunil Gulati faceva convergere 23 dei 27 voti del principe giordano Alì Bin Hussein sull'avvocato italo-svizzero, i quali, sommati ai 4 del francese Champagne, portavano a 115. Da qui a pensare che l'intervento dell'FBI per arrestare i corrotti fosse stato sollecitato da chi era stato scippato del Mondiale 2018 dalla Russia, il passo è breve.

A distanza di un anno, al Globe Soccer, che chiude i lavori a Dubai, il neo Presidente della CONCACAF Montagliani annuncia che Stati Uniti, Canada e Messico si candideranno per organizzare insieme il Mondiale 2026, con il placet di Infantino che, poi, illustra le novità del suo lavoro. Si apprende così che si apre a candidature congiunte perché il peso economico per simili eventi è ingente; che si pone il limite di tre mandati nella governance per cariche di quattro anni al massimo; che al posto di 24 membri c'è un consiglio direttivo di 37; che nel comitato finanziario sono introdotte figure indipendenti e che ci sono donne in ruoli di responsabilità, a cominciare da quello di Segretario Generale della senegalese Fatma Samoura. Ma la riforma più importante è l'allargamento del Mondiale a 48 squadre. Ci saranno 16 partite in più, durerà sempre 32 giorni e le finaliste giocheranno le solite 7 gare. Questo porterà ulteriore entusiasmo al sistema. E poi nel primo turno eliminatorio a 3 squadre non ci saranno gare morte, perché si qualificheranno le prime due. Infine, la tecnologia aiuterà la trasparenza.

Se qualcuno obiettasse che un Mondiale a 48 squadre è un errore e che si assisterà a partite di nessun interesse, quando già a 32 era un non senso, dimostrerebbe di non aver capito, perché così si accontenta un maggior numero di federazioni, aumentano i consensi e i voti. E la qualità dello spettacolo? Evidentemente è un optional. Alla fine ci consola il fatto che Infantino, Gulati e Montagnani pare abbiano radici italiche, come nostro è l'uomo che non sbaglia mai e si dice abbia un computer in testa. Il suo nome è Pier Luigi Collina. Si sente raramente ed è determinante. Come nessuno. Ma Collina ormai è un cittadino del mondo, per cui l'Europa, per la prima volta, viene a vedersi privata della centralità. 

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