Il centrocampo
Le partite si vincono a centrocampo. Non è una verità assoluta, ma, dal momento che la frase appartiene ai vecchi saggi, è una garanzia. Se prendi a conferma il Real Madrid, hai la risposta da Casemiro, Modric e Kroos. Il primo, nazionale carioca, non appena Florentino Pérez affidò la squadra a Zidane venne ripescato, a danno di James Rodriguez, trequartista e pallino del Presidente. Bisognava ritrovare equilibrio in un undici sbilanciato. Il secondo è vicecampione del mondo con la Croazia e l'ultimo Pallone d'Oro, quello che rompe la diarchia Messi - Ronaldo. Il terzo è da non so quanto il regista numero uno in circolazione, interpreta il ruolo come nessun altro. Nonostante il Real si presenti senza Carvajal, la coppia centrale della difesa, Sergio Ramos - Varane, e con un solo fuoriclasse in avanti, Benzema, si trova a lottare per il titolo in Spagna e in semifinale in Champions. I tre, oltre a compensarsi, sono completi: sanno interdire, impostare, rifinire e concludere. Sopperiscono alle assenze della squadra con prestazioni tali da far pensare che vincere per la quattordicesima volta in Europa potrebbe non essere un sogno.
D'accordo, ma quante formazioni possono permettersi tanta qualità? La Germania con Kroos, Kimmich e Goretzka. Poi faccio fatica a trovare un centrocampo di tale caratura. Non dimentico, comunque, De Bruyne e Gundogan del Manchester City, De Jong del Barcellona e l'udinese De Paul, altre eccellenze, né chi dispone di esterni come Alexander Arnold e Robertson per uno schieramento diverso, vedi il Liverpool.
Scontata l'importanza del centrocampo vengo alla nostra Italia, reduce da una lunga striscia di successi. Mi sono permesso di dissentire da Mancini per le convocazioni pletoriche, per il doppio regista, Jorginho - Verratti, o anche per il regista, pur bravo che sia. Se la maglia della Nazionale non è per tutti, non andrei oltre 22 convocati. Poi il regista è il passaggio obbligato e, marcato e attaccato, diventa l'anello debole. Se il C.T. pensa di vincere l'Europeo e, magari, il Mondiale 2022, non sarebbe male avere in mezzo calciatori completi. Barella è uno. Deve trovarne altri per misurarsi con Francia, Germania, Spagna, Inghilterra e Belgio, o cambiare impostazione. Non è facile, ma non impossibile. Non abbiamo la qualità di altri? Miglioriamo i nostri. Se le idee sono chiare e si sa prendere il meglio da chi è un passo avanti, potremo dire la nostra. L'abbiamo fatto in passato, perché non oggi?
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