Giampaolo e la Samp
Sono stato colpito dalle parole di Giampaolo al termine della partita di Napoli, persa 3-0 dalla Sampdoria. Forse erano di circostanza, ma sentire che era soddisfatto della prestazione dei ragazzi e che la squadra aveva messo in mostra un calcio propositivo, mi ha lasciato perplesso. So quanto sia brutto perdere. Spesso non bastano 48 ore per rimarginare la ferita. Lungi da me l'idea di muovere critica alla Samp e al suo allenatore, per il bel gioco espresso, la classifica e le performances in tempo di compravendita. Probabilmente sbaglio, ma ho avuto l'impressione che perdere in trasferta da una squadra più forte fosse normale, quando nessuno è battuto in partenza. Ho sempre pensato che, se la gara è stata preparata senza trascurare alcun particolare, per l'avversario non sarà facile vincere. Non è un caso se Rudic dice: "Lo sport è matematica. Bisogna sapere che cosa e quanto l'avversario sbaglia per preparare la tattica e bisogna che il giocatore entri in questo ordine di idee".
Nello sport di squadra si può ovviare con lo spirito di gruppo, la solidarietà, la tattica e l'organizzazione al gap tecnico. Eppoi non è vero che la gente che si capisce fa meno paura? E non è vero che il generale Giap predicava: "Velocità e sorpresa. Quando non si è molto forti, bisogna essere molto abili". E non è vero che una tecnica del judo insegna: "Gli altri sono più forti, ma io so qual è il loro punto debole". Ricordo ancora Jeff Van Gundy: "Nella NBA, dove tutte le squadre hanno talento, sono chimica, atteggiamento e professionalità a separare la vittoria dalla sconfitta".
Potrei continuare con altri pareri autorevoli. Rimango dell'avviso che si dovrebbero conoscere gli avversari che determinano, i passaggi obbligati, chi gioca più palloni, gli uomini-gol, chi serve gli assist, quanti conoscono l'uso dei due piedi, se sprintano all'inizio di ogni tempo, come chiudono i 15' finali, come calciano angoli e punizioni dirette e come si dispongono, ecc. ecc.. La squadra che ha più notizie e le mette in pratica avrà sempre vantaggi. Non spiegava Seneca che la saetta prevista arriva più lenta? E non diceva Jim Mora che la cosa più bella del vincere è non aver perso? E non dicono negli USA che non conta vincere, ma solo vincere? La penso come coach Tyron Willingham: "Il mio unico obiettivo è vincere. E non mi importa se lo farò di 10 punti, di uno o soltanto di mezzo". Ecco perché bisogna cercare punti su tutti i campi. Marcherò a uomo, farò contropiede, cosa che a Sacchi, Sarri e altri esteti non piace, ma, probabilmente, farò punti, la sola cosa che conta.
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