D'accordo le statistiche, ma con giudizio

14.11.2016 17:16 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
D'accordo le statistiche, ma con giudizio

D'improvviso si scoprono le statistiche e si comincia a farne uso indiscriminato. Non so se nel calcio si è arrivati a livello degli USA, dove se ne abusa. Siamo, comunque, sulla buona strada. Ma anche Oltreoceano quelli che sanno distinguere dicono che molte non servono. Mi ritengo un lettore attento e fatico a capire. Posso essere d'accordo con quei giornali che, riportando numeri a go-go, offrono notizie in più a chi dice che i numeri non tradiscono. Se, però, mi metto nei panni dell'allenatore e dei calciatori che li devono mettere in pratica, mi domando se non portino confusione. Ricordo sempre quel mister che mandava il secondo a visionare l'avversario di turno per sapere quante volte il fluidificante scendeva sulla fascia e quale era il possesso palla. Non riesco a vederne l'importanza. Come se i passaggi sono 500 e non 400, il baricentro è a 53 invece che a 49 e si tiene la palla per il 57% o il 50.

Dovrebbero essere altre le cose da considerare, quelle che determinano, oltre alla cura dei particolari, che particolari non sono, se nella più parte dei casi decidono il risultato. Avete visto come marcano gli uomini-gol entro i 16 metri? Pare non importi, ma a segnare sono quasi sempre i soliti. La stessa cosa per quelli che hanno familiarità con l'assist. E quante volte c'è uno a saltare davanti allo specialista che batte i calci d'angolo o due ai pali della porta per restringere lo spazio al portiere? E i difensori stanno davanti agli attaccanti quando il portiere calcia da fermo? Non può sbagliare il rinvio? E se lo sbaglia non è gol? Vedete mai attaccare lateralmente chi calcia una punizione diretta, in modo da impegnare la visione periferica e disturbare chi deve mettere il pallone a 40 centimetri dal palo? E si vanno a cercare i punti deboli dell'avversario e a limitare i punti di forza o ci si trincera dietro il fatto di non voler snaturare il proprio gioco? Quasi le squadre non fossero una diversa dall'altra.

Se leggo che il Milan di Montella non somiglia alla sua Fiorentina devo chiedermi perché. Ma uno con le caratteristiche di Pizarro non condizionava il gioco di una squadra? Se con Destro il Bologna di Donadoni totalizza 40 punti in 23 partite grazie ai suoi 11 gol, con un ruolino di marcia da Europa, e senza in 17 gare fa 9 punti, una media da retrocessione, non devo considerarlo determinante? Se l'Atalanta nelle prime 6 giornate subisce 12 gol e nelle altre 6 uno, ci sarà un motivo. Ma se con l'ingresso del 22enne Caldara il reparto difensivo è diventato un bunker, oltre a segnare anche 2 gol, e altri 22enni, Conti e Gagliardini in testa, continuano a fare progressi, non è un problema di uomini? E stavolta sono anche le statistiche a confermarlo. Alle corte, dipende sempre da chi va in campo e quelli che determinano, a qualsiasi livello, vanno osservati, vivisezionati e curati come pretendono. Perché sono quelli da cui non si prescinde.

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