Agnelli e Aulas

04.09.2020 09:00 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Agnelli e Aulas

Dico spesso che il calcio è semplice, poi mi accorgo di sbagliare. Eppure è trasparente al momento delle designazioni. So bene che un caro amico non vuole torni sull'argomento, altrimenti - spiega - lo capiscono tutti, ma è forte il desiderio di regalare ad altri una gioia. In passato, dopo aver perso un campionato, orfano del presidente, andai a chiedere aiuto al vicepresidente, esponendo fatti incontrovertibili. Rispose: "Lasci perdere, se siamo più forti si vince". Rimasi di sale. Metteva in dubbio quanto mi era stato insegnato dai padroni del vapore. Convinto delle mie ragioni, trovai l'alleato di peso e la soluzione al problema.

In seguito, uscito dal calcio, mi sono divertito nell'osservare le designazioni di campionato e coppe. Non nascondo di prendere cappello quando ascolto calciatori di lungo corso parlare di 4-3-3, 3-5-2 ecc. ecc. e non andare al cuore del problema. Se il calcio è un fatto politico, economico, tecnico, tattico, fisico e atletico, ci sono delle priorità o, meglio, particolari da tenere sotto osservazione perché determinano. Se sono Presidente dell'ECA e della Juventus, ho potere come pochi. Devo giocare la partita di ritorno di Champions col Lione e rimontare l'1-0. Se supero il turno, parteciperò alle Final Eight a Lisbona, dove presenterò Ronaldo, idolo dei lusitani. Per avere la possibilità di passare il turno, non sarebbe stata male la designazione del turco Cakir. Levantino, furbo come pochi e diabolico sul terreno di gioco. Invece lo trovo al Camp Nou per Barcellona - Napoli. D'accordo, Messi e i suoi ne avevano bisogno, viste le difficoltà, e puntuale l'1-0 arriva grazie a Lenglet, che, guarda caso, spinge Demme. Gol da annullare. Né c'è traccia del tocco di mano sulla spettacolare giocata di Messi per il 3-0. A designazioni invertite forse la Juventus avrebbe superato gli ottavi e il Barça poteva trovare qualche difficoltà in più per battere Insigne e soci. Alla fine ci si accorge che il Presidente del Lione, Aulas, batte il Presidente dell'ECA e che De Laurentiis non ha forza per incidere a certi livelli. Il resto è aria fritta.

Allo stesso tempo, quelli che credono siano gli allenatori a vincere le partite vengono smentiti da Lione - Manchester City 3-1. Guardiola, un numero uno, tecnico da 17 milioni netti l'anno, deve uscire ancora ai quarti di Champions. Mancava Aguero. In campo, in coppia con Sterling, sarebbe finita allo stesso modo? Fatemi continuare a credere che, dopo gli arbitri, determinino i calciatori. 

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