Il calcio non è opinabile!

20.07.2020 09:00 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Il calcio non è opinabile!

Ho sempre guardato i più bravi, senza dimenticare l'importanza dei numeri. Sono entrato nel calcio nel '74 con gli scout della ChinaMartini Torino e del Fernet Tonic Bologna, con l'idea di applicare il modo di valutare la prestazione dei giocatori di basket. Rimanevo stupito della considerazione di cui godevano calciatori sopravvalutati. Tra questi Zidane. Sotto il profilo tecnico, eccezionale. Pochi come lui. Poi, al tirar delle somme, si notava che in 151 presenze nella Juventus aveva segnato 24 gol e servito 27 assist. Uno che gioca dalla metà campo in avanti non può metterla dentro ogni 566', ovvero dopo 6 partite e 26', e determinare ogni 266'. Infatti, se vado a scoprire una classifica datata 2003, che analizza la media-gol partita di alcuni bianconeri del passato, trovo John Hansen con 0,656, Sivori 0,652, Charles 0,577, Baggio 0,575, Platini 0,464, Boniperti 0,400, Del Piero 0,398, mentre Zidane si ferma a 0,158.

Allo stesso tempo sono a parlare in termini entusiastici dell'allenatore. Chi pensava fosse tanto bravo? C'erano state avvisaglie quando, chiamato a guidare il Real Madrid, schierava un frangiflutti, il brasiliano Casemiro, e mandava in panca James Rodriguez, il pupillo del Presidente Florentino Pérez, pagato 76 milioni. Era entrato col piede giusto. Aveva riequilibrato una squadra sbilanciata, pur sapendo che aveva sulla testa la spada di Damocle del padrone. Da quel momento ho visto un tecnico con le idee chiare, che non dimenticava la difesa. Per il resto non c'erano dubbi: si sarebbe visto un Real che privilegiava lo spettacolo, giocava ad alti ritmi e puntava ai massimi obiettivi.

Ebbene, è andato oltre. Ha vinto 2 campionati, 2 Supercoppe di Spagna, 3 Champions League, 2 Supercoppe Europee e 2 Coppe Intercontinentali: ovvero 11 trofei, uno ogni 19 partite. Come nessuno al mondo. Si ricordano i migliori Real della storia e dopo l'era Di Stefano, 15 trofei, Butragueno, 15, Raul, 15, c'è l'era Zidane. Senza contare che arriva nel 2016 e nel 2018 perde Cristiano Ronaldo. Può chiedere anche Pogba e Mbappé, ma non pone aut aut alla società. Stavolta si possono dare 14 milioni netti l'anno a chi porta un trofeo ogni 19 gare, come non discuto gli emolumenti di Simeone che, nel 2012, entra in un Atletico Madrid alle soglie del fallimento e lo porta ai più alti livelli, dopo aver ceduto sempre i migliori. Ma sono eccezioni, non la regola. 

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