Sir Bobby Charlton

16.10.2017 11:04 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Federico De Luca
Sir Bobby Charlton

L'11 ottobre ha compiuto 80 anni Sir Bobby Charlton, a detta di molti il miglior giocatore del Regno Unito, gloria del Manchester United e della Nazionale. Nato ad Ashington, città della zona mineraria del nord, esordisce in prima squadra con i Red Devils nel '56 contro il Charlton Athletic e segna due reti del 4-2 finale. Quattro dei suoi zii, da parte di madre, giocavano nel Bradford, nel Chesterfield e nel Leicester e il cugino, Jackie Milburn, era un idolo del Newcastle e della Nazionale. Né dimentico Jackie, il fratello più alto, ma non altrettanto bravo sul piano tecnico, anche se ottimo difensore del Leeds United e della Nazionale.

Come molti sanno, il 6 febbraio del 1958 il 21enne Bobby sopravvisse all'incidente aereo di Monaco di Baviera, che decimò la grande squadra costruita da Matt Busby, che aveva vinto due campionati ed era alla seconda semifinale di Coppa Campioni. 23 i morti, compresi 8 calciatori, fra cui la promessa Duncan Edwards. Fu salvato dal portiere, Harry Gregg, che, tirandolo per i pantaloni, lo trascinò a 50 metri dalla carlinga. Sir Bobby ha ricordato in tv di essersi salvato anche per aver scelto un posto nell'ultima fila, accanto a Dennis Viollet. Dopo 10 anni un Manchester rifondato sarà la prima squadra ad alzare la Coppa dei Campioni, quella di Charlton-Law-Best, che superò il Benfica 4-1. Suoi il primo e l'ultimo gol. Nel '66 fu eletto "Pallone d'Oro" e vinse il Mondiale da capitano. In una carriera con quasi 1.000 partite conta due cartellini gialli, fotografia dell'inglese duro e corretto. Ha detenuto i record di presenze in Nazionale, 146, poi battuto da Henry Moore, e di presenze, 606, e gol, 199, nello United, prima di essere superato, rispettivamente, da Giggs e Rooney. La Regina Elisabetta l'ha insignito del titolo di Baronetto.

Rientrava tra i calciatori più difficili da marcare. Giocava da falso nueve. Spaziava in ogni zona, sempre a servizio della squadra. Era quello che più si avvicinava, insieme a Raymond Kopa, stella del Reims e della Nazionale francese, al grande Alfredo Di Stefano. Si parla di una leggenda dell'Inghilterra e dello United per gioco, carattere e carisma. Era il pupillo di Matt Busby e il C.T. inglese Winterbottom ai Mondiali del Cile del '62 si pentì di non averlo schierato quattro anni prima, allora 21enne, ai Mondiali di Svezia. Un terzo manager pluridecorato, altra storia dei Red Devils, uno che ha vissuto una vita insieme, Alex Ferguson, di lui dice: "Per tutti noi allo United è sempre stato Sir Bobby".  

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