Sacchi l'affabulatore

26.03.2018 12:41 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Chiara Biondini
Sacchi l'affabulatore

Finalmente il Direttore della Gazzetta dello Sport ha dato a Sacchi lo spazio che merita. Così uno dei quotidiani sportivi più prestigiosi ha regalato ai lettori la prima, la seconda e la terza pagina per quella rivoluzione culturale di cui il calcio avverte la necessità. Ammetto di essermi divertito a leggere cose ripetute non so quante volte. Le priorità: "Pallone al centro del campo, creazione delle accademie e delle seconde squadre con limiti d'età, importanza fondamentale nella formazione degli allenatori e protocollo di lavoro simile per tutti i club". Né potevano mancare quella frase che non accetta, basta vincere, oppure conta solo vincere, o l'immancabile stoccata ad Allegri: "Un maestro di tattica che ha dimenticato la bellezza, l'armonia e la musica che deve suonare una squadra di calcio".

Domanda: che cosa ha fatto Arrigo quando era responsabile del Settore Giovanile della FIGC, oltre a mettere i suoi uomini alla guida delle nazionali? Che cosa ha vinto uno che dice di aver rivoluzionato il calcio, dopo essere andato via dal Milan? Eppoi senza Berlusconi e Galliani, o Van Basten, Baresi, Maldini, Rijkaard e compagni, avrebbe vinto? Non ha vinto più di lui Capello, chiamato a sostituirlo dal momento che Arrigo voleva rivoluzionare una squadra arrivata, a suo dire, al capolinea? Un offensivista come si professa può avere sempre la miglior difesa e mai il miglior attacco? Dimentica lo spettacolo offerto nella finale Intercontinentale Milan - Medellin, giocata in 30 metri, con 150 fuorigioco? Eppoi per riformare il calcio basterebbe guardarsi alle spalle, quando nessuno avrebbe pensato di toccare il 14esimo posto nel ranking mondiale. Eppoi perché questo calcio tanto bistrattato ha vinto 4 Mondiali, esaltando difesa e contropiede? E l'Uruguay non vinse in Brasile il secondo titolo difendendo la sconfitta? Perdeva 1-0 e vinse 2-1, perché i padroni di casa cercavano il secondo gol. Se c'è la volontà di risalire basta fare le cose semplici: bilanci in regola, e perché questo avvenga si devono curare i settori giovanili. Quando si parla di seconde squadre si dimentica il passato. Perché, con istruttori degni di questo nome, ogni anno più di uno entrava nella "rosa" della prima squadra? Si è dimenticato che cosa era il Torneo di Viareggio e lo spettacolo che regalava? Perché? Vedete sui campi di allenamento le forche e i muri? Quando sento parlare Arrigo di tecnica di gruppo e non di tecnica individuale, mi chiedo se sogno o son desto. Vedete quante società di Lega Pro falliscono? Perché quando c'era il semiprofessionismo questo non accadeva?

Sarebbe facile riportare il calcio al posto che gli compete, ma con gli affabulatori e gli scopritori dell'acqua calda si torna punto e a capo, con l'incompetenza a farla da padrona. E pensare basterebbe guardare all'AIA e imparare da chi sta sempre in silenzio e rimane un modello di organizzazione.    

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