Napoli e Inter

29.11.2019 09:00 di Claudio Nassi   vedi letture
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Napoli e Inter

Mercoledì sera mi sono divertito per le prestazioni del Napoli e dell'Inter in Champions League. Ancelotti aveva il compito più difficile, a Liverpool, contro la capolista della Premier e campione d'Europa. Molti sanno che esiste la possibilità di battere i più forti se la partita non si sbaglia sul piano tattico, se si riesce a giocare 95' sopra ritmo o si opta per difesa e contropiede. Ancelotti, che aveva già battuto i reds a Napoli, dimostra di conoscerli a perfezione. Gli uomini più importanti? Mané e Salah. Le zone da chiudere? Le fasce laterali. Perché dietro ai due anche Robertson e Gomez sono spine nei fianchi. Il mister lascia Callejon in panca, mette un terzo centrale e porta Di Lorenzo a fermare la catena di sinistra. Dalla parte opposta conferma il veloce Mario Rui su Salah e Fabian Ruiz a controllare la zona. In avanti Lozano e Mertens, piccoli e veloci contropiedisti. A quel punto si può anche perdere, ma non si sarà sbagliato niente. Seppoi Rosetti designa lo spagnolo Del Cerro Grande, la preparazione alla gara è perfetta. Napoli in vantaggio al 21' con Mertens in contropiede, poi combattimenti corpo a corpo nella propria metà campo, con una determinazione e una lucidità dimenticate in campionato. Un errore su calcio d'angolo al 65' permette a Lovren di pareggiare e grazie all'1-9-1 si chiude col meritato pari.

Viste le ultime prestazioni e le polemiche in seguito all'ammutinamento della squadra di fronte all'ordine di andare in ritiro del Presidente, Liverpool rappresentava uno spartiacque. Sbagliare la partita poteva avere conseguenze impensate. Ma i calciatori, contravvenendo alla frase di Boskov: "Testa buona solo per portare cappello", dimostrano carattere e personalità e rispondono sul campo alle multe spedite dalla società. Visto che cosa ha fatto il Napoli dall'arrivo di De Laurentiis, viene da pensare all'ultimo tentativo per scuotere la squadra dal torpore. Non sarà così, ma sorte l'effetto sperato. Appianata la cosa, il numero uno avrà capito di tenere sempre tutti sulla corda.

Per l'Inter è più semplice: 3-5-2 e contropiede. Con Lukaku e Lautaro si può, come lo Slavia abbassa i ritmi. Anche alla società i complimenti per la designazione Marciniak, poi viene da ridere a pensare agli allenatori giochisti, perché vincono i risultatisti. Lo conferma anche Guardiola: "Ha sempre ragione chi vince. In bocca a uno sconfitto la vittoria morale è soltanto una scusa. Il calcio è una competizione. Chi vince ha fatto le cose in modo migliore". Infine un pensiero per Conte: chissà se si sarà accorto che la rosa dell'Inter non è poi tanto male? 

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