L'ultimo stopper

28.08.2017 11:29 di  Claudio Nassi   vedi letture
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L'ultimo stopper

"Non capisco, ma mi adeguo" diceva in passato Giovannino Guareschi, e a me non rimane che fare la stessa cosa. Poi, in un attimo di lucidità, mi domando come si possa parlare di singolo o di singoli contro il collettivo da parte di chi contrappone la Juventus al Napoli. E se a dirlo è Sacchi mi dissocio. Arrigo continua a ripetere che Allegri è un maestro di tattica, che punta sul singolo o sui singoli, mentre Sarri ricerca la perfezione attraverso i movimenti, l'aggressione degli spazi e le sovrapposizioni. Dirà inoltre che gli azzurri nella seconda parte della scorsa stagione gli hanno ricordato il suo Milan.

Rispetto tutte le opinioni, come è giusto, però mi hanno insegnato che il calcio non può essere opinabile, come vuole una frase fatta, prima perché è un gioco stupido per persone intelligenti (lo ripeteva un vecchio saggio), poi perché è un fatto politico, economico, tecnico, tattico, fisico-atletico e non si improvvisa e, infine, dove ci sono tanti soldi sono richieste competenza e professionalità. Né dimentico un proverbio USA: "L'attacco fa vendere i biglietti e la difesa vincere i campionati" o una frase del grande Vince Lombardi: "Vincere non è tutto, è l'unica cosa". Detto questo, vorrei mi spiegassero come si possa continuare a vincere se non si gioca bene. Può accadere una volta, una seconda, una terza, poi se non giochi bene non vinci, perché anche la fortuna ha un limite. E attenzione, non vince il singolo. Inoltre, il Napoli che diverte è sempre lo stesso. Jorginho è l'allenatore in campo, il passaggio obbligato, quello che ha giocato nell'ultimo campionato, in assoluto, il maggior numero di palloni, anche se al solito ritmo. Koulibaly è l'uomo che inizia l'azione e un punto di riferimento preciso. Hamsik il centrocampista che segna come nessuno e gioca a occhi chiusi con Insigne. Una coppia da urlo, con il piccoletto che, oltre a metterla dentro, smazza assists a gogò. Soprattutto a Callejon, con improvvisi cambi di fronte. Infine Mertens, che pare non si voglia ricordare quando nel PSV Eindhoven, in 62 partite, aveva segnato 37 gol. Perciò non credo sia necessario mandare ad osservare la squadra.

Martedì sera a Lido di Camaiore, alla presentazione del libro di Brio "L'ultimo stopper", mi sono divertito un mondo, prima a cena, poi sul palco, con Sergio, uno scatenato Francesco Morini, Eugenio Fascetti, Claudio Sottili, il presentatore, e Giulia Casertano, la coautrice. Alle continue battute di Francesco si aggiungevano i puntuali giudizi di Eugenio: "Il Napoli? Monotono. Non si può giocare sempre allo stesso modo. Facile prendere le contromisure. Lo capiscono tutti". Oppure su Sacchi: "Mi ha fatto vedere la più brutta partita della mia vita con la finale della Coppa Intercontinentale a Tokio contro il Medellin di Maturana". Gli avete mai sentito dire che si è giocato in 30 metri per 90' con mille fuorigioco? Raccomando, quindi, ai miei tre lettori tre di non prendere sul serio l'allenatore, chiunque esso sia, perché è vero che fa il mestiere più difficile del mondo ma, proprio per questo, il migliore rimane quello che non fa danno. Per chi non lo sapesse, in campo vanno i calciatori e a 40 anni, se non me lo avessero detto, non l'avevo ancora capito!

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