L'anticipo di Zidane

03.06.2018 15:13 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di J.M.Colomo
L'anticipo di Zidane

Ho letto quanto è stato scritto sull'uscita di Zidane dal Real Madrid e domando perché tanta meraviglia. Non sono stato un ammiratore del calciatore, perché quelli che giocano dalla metà campo in avanti li giudico dai gol e dagli assist e i numeri di Zizou erano lontani da quelli dei big del ruolo, ma lo sono dell'allenatore. Una sorpresa. Ha mostrato personalità, praticità e, in una parola, grande capacità. Personalità perché quasi subito ha messo in panchina James Rodriguez, per il quale il Presidente aveva speso 76 milioni, sostituendolo con Casemiro, l'uomo che mancava a una squadra sbilanciata. A Benitez, che l'aveva preceduto, non era riuscito.

Evidentemente Zidane ricordava i suoi gesti, colpi di pennello di Delacroix, come disse l'Avvocato Agnelli, accostandolo al pittore francese, un incanto per chi ama il gioco, ma spesso fini a se stessi. E da persona intelligente aveva sposato la praticità. Ogni volta che vedevo giocare il Real sapevo che non avrebbe regalato alcunché, almeno in partenza. In due anni e mezzo è diventato il primo tecnico a vincere tre Champions League in fila, senza dimenticare i due Mondiali per club, due Supercoppe Europee, una Liga e una Supercoppa spagnola. Ma se dopo 17 anni si lascia il club numero uno devono esserci precisi motivi. Non possono incantare le solite frasi: "Ho l'impressione che con me sarebbe difficile vincere ancora", o "E' una scelta meditata. Sento che è la cosa migliore da fare. Per continuare a vincere a questa squadra serve un cambio", oppure "Che cosa posso chiedere ancora a questi calciatori?". Alla fine manca solo lo stress quale causa scatenante.

Se però penso all'ingresso di Casemiro, in pianta stabile, dopo un mese, a quello di Isco, che portava Bale in panca, e alla BBC, che in Champions non ha giocato insieme nemmeno un minuto fino all'ultima mezzora della finale, non credo che Florentino Pérez e i suoi consigliori abbiano gradito. E se si aggiunge che a gennaio il Presidente aveva acquistato Kepa Arrizabalaga dall'Athletic Bilbao e Zidane si era opposto per proteggere Keylor Navas, portiere che non piace, trovo un altro punto di frizione. Le critiche di Pérez, iniziate dall'eliminazione a gennaio in Copa del Rey, in casa col Leganes, proseguite per un campionato non in linea con le attese e con la spada di Damocle per una terza Champions da vincere, non potevano non fare breccia. Se, infine, aggiungo i rapporti interrotti con due vincenti, Capello e Ancelotti, rispettivamente da Calderon e Pérez, le tessere vanno a completare il mosaico. Zidane sapeva di non avere scelta, perché al primo intoppo sarebbe arrivato il benservito.   

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