I record dell'Inghilterra

03.11.2017 13:53 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
I record dell'Inghilterra

Dicono abbia una data, 20 ottobre 2011, la ristrutturazione dei settori giovanili in Inghilterra. Passò con 46 voti favorevoli, 22 contrari, 3 schede bianche e un'astensione. Tutto cominciò con la sigla EPPP, Elite Player Performance Plan, ovvero Programma di Prestazione di un Calciatore Elite. L'ideatore Ged Roddy, professore universitario. A distanza di sei anni le squadre giovanili inglesi hanno vinto i Mondiali Under 17 e 20, l'Europeo Under 19 e il Torneo di Tolone, il più importante del Vecchio Continente. Da segnalare, infine, l'apertura del Centro Tecnico di St. George's Park.

Credo sia un anno incredibile, da record. Come sono riusciti a tanto? Hanno aumentato il tempo degli allenamenti, migliorato la qualità degli allevatori, incentivato gli investimenti nei settori giovanili, aiutato i club a promuovere legami con le scuole per consentire ai giovani di migliorare sia nel calcio che nella formazione scolastica. Parlano di rivoluzione copernicana, dal momento che Oltremanica la scuola era improntata a sistemi militari. Ha scritto Matthew Syed sul Times: "Una delle ragioni che hanno permesso alle Under 20 e 17 di vincere il Mondiale è che finalmente è stato realizzato quello che in Germania e Spagna hanno capito da tempo e cioè che la scuola non è antitetica allo sport. I giovani che sviluppano al meglio il cervello hanno maggiori possibilità di eccellere. Nella finale del Mondiale Under 17 con la Spagna, vinta 5-2, la squadra ha dimostrato grande capacità di reazione e di autocontrollo, al contrario della nazionale maggiore, che una volta finita sotto con l'Islanda, agli Europei del 2016, è andata alla deriva". Insieme a un lungo articolo di Stefano Boldrini trovo i club che curano in modo particolare i vivai, dal Real al Barca, al Lione, all'Ajax, alla Dinamo Zagabria, al Partizan, all'Arsenal, ai due Manchester, al Chelsea e si portano in evidenza i migliori. In particolare Phil Foden del City, Pallone d'Oro Under 17, e i fratelli Sessegnon del Fulham, insieme con altri, anche se qualcuno dubita che la Premier abbia il coraggio di dare a tutti spazio.

La cosa fa riflettere, ma non credo sia indispensabile andare a vedere che fanno gli altri, anche se vincono, per risollevare il nostro calcio, che non può essere rivitalizzato dal programma che prevede una moltitudine di Centri Federali. Rimango dell'avviso che le cose semplici siano le migliori e quando sfornavamo ogni anno ragazzi pronti per la serie A non c'erano alchimie particolari, a meno che non avessero nome Rabitti, Ussello, Comini, Bonilauri, Malatesta, Tanzini, Mazzoni, Scagliotti e via dicendo. Erano i vecchi maestri, i responsabili dei settori giovanili. Il pallone per loro non aveva segreti. Sapevano insegnare i fondamentali e correggere i difetti. Oggi rimangono l'ottantenne Favini, Galbiati e pochi altri. Allora non andiamo a raccontare che i nostri allenatori sono i migliori e cominciamo a mettere in campo allevatori degni di questo nome, ricordiamo ai presidenti che il settore giovanile è il salvadanaio di ogni società e torniamo a costruire in casa portieri, difensori e centrocampisti. In una parola a fare calcio e saremo premiati.   

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