Garlando e Nicchi

17.11.2019 16:02 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
Garlando e Nicchi

Mi ha così divertito la lettera di Garlando su SportWeek, indirizzata al Presidente dell'AIA Nicchi, che ha dato l'input per tornare a parlare, ai miei tre ascoltatori tre, del VAR. Dopo aver ricordato, come scrive la prima firma della "rosea", che il VAR, "... promessa giustizia infallibile, ha preso una deriva pirandelliana, un caso, nessuna certezza, centomila interpretazioni", si diletta ad avvicinare a Nicchi "... il verbo nicchiare, che significa mostrarsi incerto, esitante, rinunciare a prendere una decisione. Per cui gli arbitri nicchiano troppo e, se nicchiano loro, nicchiamo tutti". Come al solito sbagliavo. Ritenevo infatti si fosse capita l'importanza del VAR. So che su 100 casi si correggono 80 errori. 20 volte si sbaglia e non credo si possa migliorare, perché ci saranno sempre vantaggi per le società più forti, i presidenti più attenti, i D.G. e i D.S. più abili. Non solo in Italia, s'intende. Perché il calcio, oltre a essere un gioco stupido per persone intelligenti, è il gioco del potere. Allora accontentatevi e accontentiamoci di aver ridotto il potere discrezionale dell'arbitro, troppo ampio da sempre.

Se qualcuno pensasse, a ragione, che non è giusto, purtroppo non avrebbe capito. Si deve accontentare di quanto passa il convento, ovvero il massimo, sapendo che pretendere la perfezione è utopia e riuscire a subire il minor danno possibile è già un'impresa. Dovete essere contenti per aver ottenuto, dopo 30 anni di battage, l'ingresso della tecnologia, contestata più volte anche dall'attuale Presidente dell'AIA. Seppoi si vuol disquisire sul sesso degli angeli, ricordo che sono i grandi club a decidere i contratti con la tv, che i quotidiani sportivi e non vendono più copie quando le big vincono, così aumenta l'audience delle emittenti radiotelevisive ecc., ecc..

Un sabato a Coverciano ho incontrato un designatore del passato. Ha ancora il rammarico di non essere riuscito a far accettare il tempo effettivo, 30' per tempo. Gli ho ricordato che, uscito dal calcio, mi ero permesso di consigliarlo dal '90, ma evidentemente si andava a ridurre ulteriormente il potere del direttore di gara, portato a disattendere, sempre più spesso, il cartello presentato dal quarto uomo per il recupero. Sa bene quanto siano importanti 30'' in più o in meno quando la percentuale d'errore aumenta e le forze diminuiscono, ma guai mollare, pur sapendo che si tratta di una battaglia persa. 

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