Ecco il difensore più forte

08.06.2017 14:10 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Federico De Luca
Ecco il difensore più forte

Un settimanale elencava sabato scorso i difensori più forti di sempre. Erano cinque: Beckenbauer, Maldini, Nilton Santos, Scirea e Krol. Il titolo recitava: "Gli artisti del non gol" e venivano descritti i pregi per spiegare la scelta. Kaiser Franz era il libero che impostava l'azione da dietro, chiedeva il triangolo ai centrocampisti e, quand'era possibile, si aggiungeva al reparto offensivo. Un uomo ovunque. Modificò il ruolo. Paolo Maldini ha 25 anni di carriera ad alto livello. Per lui non c'erano problemi. Giocava indifferentemente a uomo e a zona. Prima terzino, poi centrale con Nesta. Piedi educati, praticamente insuperabile. Nilton Santos era un grande campione. Anche gli allenatori gli riconoscevano un ruolo superiore a quello degli altri. Un punto di riferimento per tutti. Il primo terzino sinistro con licenza di attaccare. Gaetano Scirea era un autentico valore aggiunto per la capacità di prevedere lo sviluppo della manovra. Innescava il contropiede scegliendo sempre il lato debole dell'avversario. Un leader calmo, tranquillo. Un signore, il vero erede di Beckenbauer. Krol sapeva fare tutto e bene. Terzino, marcatore, libero. Giocò nell'Ajax e nell'Olanda dei giganti. Difficile sfuggire alla sua guardia o superarlo nel gioco aereo.

Per elencare tutto quello che i cinque hanno vinto dovrei dilungarmi fino a sera. Ma se il titolo recita "Gli artisti del non gol" non si può dimenticare Franco Baresi, perché nessuno vale in chiusura l'ex rossonero. Ho sentito soltanto Di Stefano e Valdano dire che è stato il calciatore italiano più forte di sempre, anche se i tifosi l'hanno eletto "Rossonero del secolo". Per il resto 19° posizione nella classifica dei migliori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer e 17° nell'"UEFA Golden Jubilee Poll", che celebra i big d'Europa dei cinquant'anni precedenti. Eppure Nils Liedholm nel '78/'79 non esitò a sacrificare Turone per far posto a un diciottenne, che alla fine del campionato successe a Rivera come uomo simbolo e guida dello spogliatoio. Non accettava che Bearzot lo utilizzasse come centrocampista e nell''84 ruppe platealmente, per tornare in Nazionale con Vicini, che ne fece un punto insostituibile della squadra. Ricordo quando Sandro Vitali, suo D.S., ripeteva che con Baresi il Milan giocava in 12, perché aveva nel libero un centrocampista aggiunto.

Al di là di tutto non capisco questo: se i gol sono la cosa più importante del calcio, non vedo per quale motivo chi li segna debba avere ben altra considerazione nei confronti di chi li salva. Nelle 719 partite giocate nel Milan e nelle 81 in Nazionale quanti gol avrà salvato Baresi? Per difetto dico 1.000. Ebbene, quanti sono gli attaccanti che hanno superato quota 1.000? Pelé, Romario, e poi? Perché giudicare sempre dalle apparenze, quando i numeri le condannano? O per essere considerati come si merita si deve essere buoni comunicatori, venditori di fumo e, magari, adoni?  

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