Doncic e le designazioni

27.10.2017 11:25 di  Claudio Nassi   vedi letture
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Doncic e le designazioni

Luka Doncic ha diciotto anni, è un talento unico. Gioca a basket nel Real Madrid e, come dice Vassilis Spanoulis, che se ne intende, "... ne nasce uno ogni cinquant'anni". Dopo aver vinto da protagonista l'Europeo con la Slovenia, sembra giocare un altro sport tanto è determinante. Martedì l'Armani Milano a Madrid ha perso 100 a 90. Doncic ha segnato 27 punti e coach Pianigiani ha detto: "Non siamo riusciti ad arginarlo perché è un fenomeno". Poi si è lamentato dell'arbitraggio casalingo e protettivo verso lo sloveno e per due tecnici e un fallo antisportivo che hanno mandato a sedere anzitempo Theodore e Tarczewski. Chi erano gli arbitri? Un finlandese, Mantyla, un polacco, Kowalski, e, guarda caso, uno sloveno, Javor. Domanda: di che cosa si deve lamentare Pianigiani? Se c'è uno sloveno a fischiare avrà certamente massimo rispetto per il campione del suo Paese, che sarà scelto, quasi certamente, col numero uno nel Draft NBA 2018. Inoltre, se vai nella tana della società più importante d'Europa, guidata da Florentino Pérez, uno degli uomini più potenti di Spagna, e non alzi tutte le difese possibili, sei castigato in partenza. Quindi l'Armani deve cospargersi il capo di cenere se non si è preoccupata di trovare gli anticorpi.

La lunga premessa spiega l'attenzione che si deve avere per le designazioni, oltre all'avversario. Dovrebbe essere tutto scontato, ma evidentemente non lo è, se anche giornalisti di lungo corso ritengono sia dietrologia o temono di passare da sciocchi per non essersi accorti di palesi ingiustizie. Perciò non spiego come alcuni calciatori e tecnici, da Buffon a Montella, insistano nel contestare il VAR, anche se il Presidente dell'AIA Nicchi, che fino a poco tempo fa non vedeva di buon occhio l'ingresso della tecnologia in campo, ha preso a rispondere a tono. Il VAR aiuta l'arbitro, perché gli permette di fare meno errori; poi ne riduce il potere discrezionale che, come consuetudine, regalava vantaggi ai presidenti con maggior peso specifico. Quindi se ci sarà bisogno di tempo per migliorarlo non devono esserci problemi. Anche se sbagliasse nel 40% dei casi, avrebbe corretto il 60. Infine accelererà l'ingresso del tempo effettivo, 30' per tempo, e toglierà ancora uno spicchio di potere all'arbitro, che non avrà la possibilità di allungare la durata dell'incontro a piacimento, nonostante il cartello del quarto uomo, o anticiparne la fine.

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