A Giancarlo Giorgetti

29.06.2018 08:25 di Claudio Nassi   vedi letture
A Giancarlo Giorgetti

Hanno detto: "C'è un signore di 51 anni da Cazzago Brabbia che può risolvere i problemi del calcio, si chiama Giancarlo Giorgetti". Tutti ne parlano bene. Non è solo Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma ha la delega del Cipe, l'organismo da cui passano i lavori pubblici e senza il quale nulla si muove, e quella allo sport. Laureato in Economia alla Bocconi, preferisce le stanze del potere alla ribalta mediatica. Per questo viene considerato il Richelieu della Lega. Personalità, leadership, diplomazia, pare abbia tutto dalla sua, ma, per uno abituato a giudicare le persone da quello che sono capaci di fare nello sport, e soprattutto nel calcio, aspetto di vedere come si comporterà. Capirà l'importanza di quel settore della vita italiana che, da un punto di vista di consenso sociale, coinvolge 40 milioni di persone? Sa che il calcio italiano fa parte della multinazionale numero uno al mondo? Il governo di cambiamento non può dimenticare anche questa crisi e se non siamo in Russia ci sarà una ragione, oltre al danno economico. In una nazione latina, e non solo, il calcio dà l'immagine al Paese. Dimenticarlo, soprattutto per un politico, sarebbe grave errore.

Giorgetti dicono abbia una storia diversa. Pare le cose le faccia seriamente. Non c'è bisogno di apparire e lui non appare. Non è poco, ma c'è bisogno di un progetto di rilancio. Inutile tornare a battere il solito tasto dei conti in ordine. Prima di pensare a incrementare i ricavi, bisogna preoccuparsi di ridurre le spese. Si scopre che i bilanci sono truccati? Non è una novità. Si scopre che, nella maggior parte dei casi, i procuratori sono un cancro? Non è una novità. Né che i Mondiali li vince chi produce calciatori e non chi li compra a prezzi d'affezione. Qualcuno ricorda la legge Melandri? Ebbene, sarebbe stato opportuno che il 30% dei diritti tv fosse stato investito in strutture per migliorare il settore giovanile. Abbiamo una FIGC commissariata da troppo tempo, non siamo riusciti a trovare la quadra a un problema che aveva assoluta necessità di soluzione. Si continua a parlare di cavilli normativi invece di rendersi conto che solo uniti si potrà riportare il calcio al posto che gli compete. Inutile cercare palliativi, dalle seconde squadre ai centri federali e via dicendo. Ripeto: prima i conti a posto, perché se un'azienda è ben amministrata ai vertici ha uomini capaci. Poi, partendo da Coverciano, preoccupiamoci di avere manager, allenatori e istruttori degni di questo nome. Smettiamo, una buona volta, di dire che siamo i migliori, perché l'unico settore che non ha bisogno di restyling è quello arbitrale.

Ecco, se Giorgetti si renderà conto di quanto sia importante riportare il calcio al centro del sistema, compierà quello che nessuno finora aveva capito e raccoglierà consensi come non avrebbe mai immaginato.  

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